La storia.
Il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia sorge nella periferia orientale della città di Isernia. Il Museo nasce per accogliere gli ingenti reperti rinvenuti nel sito “Isernia La Pineta”, giacimento preistorico del Paleolitico inferiore. Si tratta di uno dei più ricchi e importanti paleosuoli scoperti nel continente europeo, con una superficie archeologica di circa 300 mq e migliaia di reperti conservati all’interno dei sedimenti.
La storia del Museo, inevitabilmente, s’intreccia con quella dell’area archeologica venuta alla luce, in maniera casuale, nel 1978, nel corso dei lavori di sbancamento per la costruzione della superstrada Napoli-Vasto. La scoperta accidentale del giacimento ispirò subito l’idea di realizzare un complesso museale.
Il progetto architettonico del Museo è opera dell’architetto Brenno Albrecht. Terminato nel 1987, il progetto è stato insignito nel 1988 del “Premio Internazionale di Architettura Andrea Palladio”, a testimonianza dell’elevata qualità di un’opera architettonica articolata, in cui la progettazione degli spazi è funzionale al massimo coinvolgimento dell’utente.
Nel 1999 si ha l’inaugurazione del Padiglione degli scavi, che ha dato l’avvio alla realizzazione del progetto e permesso la continuazione sistematica delle ricerche archeologiche sotto la direzione scientifica del Prof. Carlo Peretto dell’Università degli Studi di Ferrara.
Nel 2012 viene aperta al pubblico la sala dedicata al sito “Isernia La Pineta”. Nel 2014 viene inaugurata la grande sala centrale del Museo, con un’esposizione dedicata alle ulteriori evidenze preistoriche in Molise.
Il nuovo allestimento.
Nel corso degli anni la struttura e gli spazi del Museo sono rimasti invariati; al contrario l’allestimento museale, anche alla luce delle recenti scoperte archeologiche, è stato soggetto a diverse revisioni. In ultimo, l’attuale progetto museologico e museografico, inaugurato nel 2023, riporta la centralità del sito archeologico di “Isernia La Pineta” all’interno del Museo, con alcuni rimandi ad altre testimonianze preistoriche del Molise.
Il nuovo allestimento è pensato per un’esperienza immersiva dove all’esposizione tradizionale di materiale archeologico si integra, con un ruolo fondamentale, un allestimento scenografico costituito da ambientazioni e ricostruzioni a grandezza naturale di animali e Homo, tali da migliorare la comprensione del patrimonio esposto e garantire un’accessibilità culturale universale.
La struttura museale è articolata in due unità distinte: il Padiglione degli Scavi e il Museo vero e proprio.
Il Padiglione degli scavi.
Il Padiglione degli scavi, con un’estensione di circa 700 mq, ha lo scopo di proteggere l’area archeologica esplorata e nel contempo consente a visitatori e studiosi di fruire dell’area di scavo da vicino, nonché di assistere al lavoro degli archeologi.
Il Museo.
Il Museo, unito al Padiglione degli scavi da un lungo porticato, è articolato in quattro sezioni che interagiscono tra di loro mediante percorsi fluidi e liberi. Tutto il materiale archeologico esposto e i processi umani che l’hanno prodotto sono intimamente concatenati in una relazione di causa-effetto esplicitata negli apparati didascalici.
“Evoluzione fisica e culturale di Homo”.
La sezione dedicata all’evoluzione di Homo è costituita da pannelli che riproducono, in successione, le principali fasi dell’evoluzione biologica e culturale dell’uomo. Il grande racconto dell’evoluzione umana è implementato da un percorso corredato da una serie di riproduzioni di crani appartenuti ai vari ominidi.
“Archeosuperficie di Isernia La Pineta”.
Un breve percorso leggermente in discesa conduce all’ambiente dedicato all’ “Archeosuperficie di Isernia La Pineta”.
Al centro di una sala è posta una consistente porzione (65 mq circa) dell’archeosuperficie più nota e ricca di reperti, denominata 3a. Quasi 6.000 reperti originali sono esposti nella stessa identica posizione in cui sono stati rinvenuti e poggiano su un supporto in gesso che riproduce esattamente il suolo primitivo.
Nelle vetrine espositive si focalizza l’attenzione su alcune attività antropiche che interessarono intensamente il sito: lo sfruttamento dell’orso per il recupero della pelliccia, attestato dalle più antiche testimonianze di spellamento dell’orso in Italia; la macellazione a scopo alimentare, in particolare di bisonti e rinoceronti; la produzione e l’utilizzo delle piccole schegge in selce, esaminate mediante vari modelli di microscopio; la fratturazione delle ossa per il recupero del midollo, oggetto di studio e di ricerca dell’archeologia sperimentale.
Una postazione multimediale offre la possibilità di esplorare la superficie archeologica e i suoi reperti, scoprendo dettagli e curiosità.
“Uomini, Attività, Ambienti e Animali di Isernia La Pineta”.
In diretta connessione visiva con l’archeosuperficie e con la grande sala centrale, è situata l’installazione dedicata al reperto umano più antico d’Italia, rinvenuto a “Isernia La Pineta”. Si tratta di un piccolo dente da latte appartenuto ad un bambino di circa 5-6 anni e datato a 586.000 anni dal presente. Il dente è custodito all’interno di una vetrina touch che consente al visitatore non solo di vedere il reperto ma anche di interagire con la sua scansione tridimensionale.
La scoperta del dentino ha indotto un gruppo internazionale di ricerca a produrre un’immagine virtuale del cranio del bambino mediante l’utilizzo di supporti metrici e statistici. Successivamente, riprodotto il cranio con stampante 3D, la paleo-artista Elisabeth Daynès ha ricomposto l’intera fisionomia del piccolo individuo. Pertanto all’interno del Museo è possibile ammirare la ricostruzione del bambino di “Isernia La Pineta”, appartenente alla specie di Homo heidelbergensis.
Il salone centrale è dedicato alle principali specie animali rinvenute nel giacimento preistorico. Qui si offrono alla vista del visitatore le ricostruzioni a grandezza naturale di un orso, un bisonte, un megacero, un rinoceronte e un elefante antico. Fisionomia e dimensioni sono in linea con i dati emersi dallo studio dei reperti fossili. I modelli poggiano su piastre espositive corredate da vetrine contenenti reperti di particolare rilevanza scientifica, tra i quali una zanna di Elephas antiquus e un esemplare di palco completo di megacero.
I box con vetrate presenti lungo uno dei muri perimetrali del salone accolgono materiale archeologico relativo alle altre specie animali rinvenute nel giacimento, oltre a manufatti litici prodotti dai gruppi umani preistorici.
“Preistoria in Molise”.
Sul lato opposto della grande sala, a ridosso di una pannellistica tematicamente affine, sono collocate le vetrine contenenti materiali archeologici provenienti da ulteriori siti preistorici molisani. Questa sezione, dedicata alla “Preistoria in Molise”, copre un arco cronologico che va dal Paleolitico inferiore al Paleolitico superiore, dal Neolitico all’Età del Bronzo.